Martinengo

Bartolomeo Colleoni: l’uomo, il condottiero, il credente

Continua il viaggio alla scoperta della chiesa e del convento dell’Incoronata, candidati "Luogo del cuore Fai 2025"

Bartolomeo Colleoni: l’uomo, il condottiero, il credente
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Continua il nostro viaggio alla scoperta dei tesori della chiesa e del convento francescani di Santa Maria Incoronata, fondata da Bartolomeo Colleoni, nel contesto della sua candidatura a "Luogo del Cuore FAI 2025". Per sostenerlo basta un semplice CLICK

Bartolomeo Colleoni il condottiero

Novembre è un mese speciale per il fondatore, Bartolomeo Colleoni, che nacque a Solza nel 1392/3 e fu uno dei più grandi condottieri del 1400. Morì, infatti, il 3 novembre 1475 a Malpaga (fervono i preparativi per vivere nel 2025 il 550esimo dell’anniversario della sua morte ndr.), facendo giusto in tempo a vedere quasi completati chiesa, convento e i lavori del monastero di Santa Chiara, chiuso come luogo di culto nel 1812. Nel chiostro - che fu fatto costruire anche come rifugio per i pellegrini sul percorso antico della via Francesca - i primi frati entrarono fin dal 1473, ma la chiesa fu consacrata solo il 3 novembre 1476, a un anno esatto dalla sua scomparsa. Al celebre capitano di ventura, dopo la nomina a cui ambiva da sempre, nel 1454 venne assoggettato dalla Serenissima Repubblica di Venezia un grande territorio: il feudo colleonesco, a cui garantì un ventennio di pace e di prosperità, conclusosi quando perì. Ne facevano parte Martinengo, Romano di Lombardia, Urgnano e Basella, Cortenuova, Cologno al Serio, Cavernago e Malpaga, dove Colleoni riadattò una vecchia torre d’avvistamento con un piccolo maniero trecentesco, dando origine al suo castello, esempio di vita cortese nella Bassa.

Il matrimonio

Dal matrimonio con Tisbe Martinengo, nobildonna nata a Brescia nel 1410 e mancata nel 1471, vennero alla luce otto figlie, fra cui la famosa Medea, morta in tenera età e sepolta fino all’Ottocento nel Santuario della Madonna degli angeli di Basella, poi trasferita nella Cappella Colleoni in città alta a Bergamo. Fu proprio in ricordo della moglie, molto devota, che il grande stratega fece costruire i conventi dell’Incoronata e di Santa Chiara.

Le esequie

Il suo corpo venne trasportato a Bergamo per le esequie, passò fra due ali commosse di folla e venne composto nel sarcofago del raffinatissimo mausoleo funebre apprestato dall’Amadeo, in città alta, nelle forme rinascimentali più aggiornate ed eleganti. Venezia eresse per lui un insigne monumento equestre in bronzo ad opera di Andrea del Verrocchio, realizzata tra il 1480 e il 1488 e situato a Venezia in Campo San Zanipolo. È la seconda statua equestre del Rinascimento, dopo il monumento al Gattamelata di Donatello a Padova, del 1446-1453.

La religiosità

Una figura enigmatica e controversa quella di Colleoni, perché da un guerriero non ci si aspetterebbe uno spirito religioso e caritativo. Tuttavia, pur essendo «uomo d’arme», conservò, custodì e fece crescere uno spirito religioso e un’attenzione ai bisogni concreti della gente del suo tempo. Nella trama dei suoi sogni di gloria scorreva un più pensoso spirito religioso che, negli ultimi anni della sua vita, si concretizzò nella costruzione di numerose chiese e nella fondazione «Luogo Pio della Pietà» a Bergamo, per le ragazze madri del suo tempo e dei secoli futuri. Fondazione che ancora oggi continua a svolgere la sua missione di sostegno.

L'affresco

Nel convento francescano oggi si respira ancora la sua presenza infatti, nel luogo dell’Antica sagrestia, ripristinata nell’aprile 2022, campeggia la stampa dell’affresco, opera di Antonio e Matteo Zamara, che lo ritrae ai piedi di Cristo crocifisso insieme a san Francesco d’Assisi, tra due lunette dove sono rappresentati un profeta e un paggio.

"Guardare il condottiero nella sua luccicante armatura con in mano il berretto, segno del suo potere e del suo coraggio, rimanda alla tante guerre che sono ancora “accese” oggi - ha commentato padre Antonio Consonni - ognuna delle quali rimanda ai drammi di chi muore ma anche di chi rimane segnato da profonde ferite. Tuttavia che il Colleoni si sia fatto ritrarre, come uno degli ultimi gesti, “dentro” la scena della Crocifissione insieme a san Francesco, ci ricorda il suo senso religioso o il suo senso di umanità che, nonostante le brutture delle battaglie combattute, si è conservato. Qui la sua invocazione al Dio della vita crocifisso è la richiesta di un perdono per il male fatto, ma anche un ringraziamento per la grazia ricevuta di essere rimasto fedele al suo Signore vero".

Nella stampa dell’affresco, di un’importanza storica straordinaria, Colleoni volle essere rappresentato con san Francesco d’Assisi in ginocchio, ai piedi di Gesù Crocifisso. L’opera pare sia stata eseguita quand’era ancora in vita e l’originale è rimasto all’interno di questo locale fino al 1913, quando fu staccato e venduto. Dopo diverse vicissitudini, nel 1934 il dipinto centrale è ritornato in terra bergamasca e ora è conservato al "Luogo Pio della pietà" di Bergamo.

L'analisi

Si tratta di un ritratto contemporaneo e unico del condottiero bergamasco, probabilmente commissionato da lui stesso, che lo raffigura di profilo in atteggiamento devoto di preghiera, all’età di circa 70 anni. Si trova sulla destra del dipinto, di fronte a san Francesco, perché ogni volta che si celebrava la messa ci fosse il ricordo di lui. Il grande stratega stringe nella mano il suo inconfondibile berretto rosso della capitanesca che, insieme alla cintura rossa che tiene in vita e l’armatura, lo caratterizzano come uomo d’arme. Lo sguardo non è rivolto a Cristo ma di fronte a sé, probabilmente in segno di fierezza. San Francesco, fondatore degli Ordini Francescani dei Frati Minori, dell’Ordine femminile di Santa Chiara, "le Clarisse", e del Terzo Ordine laicale, si trova invece sulla sinistra e indossa il saio, mentre al centro domina la figura di Gesù sulla croce. Infine, nell’iscrizione, ai piedi dell’affresco, viene declamata l’identità, la missione di Colleoni, le gesta gloriose compiute, la riconoscenza che i frati gli devono e la data della morte. Quest’opera deve essere letta anche con la figura di un vecchio profeta e di un giovane paggio (o giovane profeta?) che reggono un cartiglio che annuncia/anticipa il mistero di passione, morte e risurrezione di Gesù, che appaiono nelle lunette laterali, oggi conservate nel museo di Castel Sant’Angelo a Roma.

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