Un sogno diventato finalmente realtà: taglio del nastro per la Comunità Margherita
Lunedì mattina i responsabili Francesco Bezzi e Daniela Cremonesi hanno aperto le porte a 10 minori di età compresa tra 14 e 17 anni e due maggiorenni
di Fabiola Graziano
«Fondazione Portaluppi» e «Risorsa Sociale Gera d’Adda – Ambito di Treviglio» inaugurano la comunità-alloggio per minori «Margherita». Il taglio del nastro all’edificio sito in via Casnida 19 è avvenuto lo scorso sabato per mano del presidente della Fondazione Portaluppi monsignor Norberto Donghi, del presidente di Risorsa Sociale Giorgio Barbaglio e del suo direttore Roberto Bugini, che per l’occasione sono stati allietati dagli intermezzi musicali della «Bryorchestra» di Treviglio e affiancati dal vescovo ausiliare di Tokyo Andrea Lembo, dal vicario episcopale Marco Bove, dai consiglieri regionali Giovanni Malanchini e Davide Casati, dalla senatrice Daisy Pirovano, dall’assessore regionale alla Casa e Housing sociale Paolo Franco, da Gianpietro Benigni di Fondazione Cariplo e dai sindaci dei 18 Comuni dell’Ambito.
Il sogno di Comunità Margherita
«Questo è un sogno che diventa realtà – ha riferito Bugini – Per diversi anni i Servizi Sociali dei 18 Comuni dell’Ambito hanno evidenziato l’esigenza educativa che interessa i nostri adolescenti, in base alla quale al termine di un’assemblea datata settembre 2021 un sindaco mi propose di aprire una comunità tutta nostra. Qualche mese dopo, il direttore della Fondazione Portaluppi Bruno Goisis ci chiese un incontro per presentarci questi locali, affinché fossero adibiti a casa di accoglienza. Da quel giorno il progetto ha preso vita e oggi eccoci qui, pronti a offrire ai nostri ragazzi una buona vita nel proprio territorio di appartenenza. Auspichiamo che questo stato di buona vita ci permetta di costruire una nuova società con i nostri ragazzi, troppo spesso inconsapevoli che le loro ferite possono trasformarsi in trampolini di lancio per una vita differente da quella che hanno conosciuto fino a oggi».
Una casa per dieci minori
Lunedì mattina dunque, la comunità «Margherita» e i suoi responsabili Francesco Bezzi e Daniela Cremonesi hanno aperto le porte a 10 minori di età compresa tra 14 e 17 anni, che vivono una situazione di allontanamento familiare a seguito di un provvedimento dell’autorità giudiziaria minorile e che riceveranno ospitalità e assistenza per i prossimi 12 o 24 mesi. Oltre a loro, la struttura ha accolto anche due neo-maggiorenni che hanno fatto richiesta di prosieguo amministrativo alla stessa autorità e che vivranno in un appartamento di 90 metri quadrati attiguo alla comunità, che a sua volta si estende su una superficie complessiva di 270 metri quadrati.
«Continuità e cambiamento sono le caratteristiche di questo luogo, che un tempo ospitava l’orfanotrofio femminile – ha spiegato monsignor Donghi – Le esigenze cambiano e la solidarietà assume facce diverse. Adesso il bisogno è ancora più specifico sui nostri ragazzi ed è per loro che è nata questa nuova realtà, che è espressione concreta della nostra comunità cristiana che, alleandosi all’ambito civile, non si tira indietro e si espone in prima linea. Il progetto è ambizioso perché vogliamo creare una comunità in rete, una casa in cui alle necessarie competenze professionali si possono affiancare volontari, famiglie, società sportive, associazioni, scuole e oratori».
Al centro di progetti di crescita
Costruito nel 1925, il fabbricato è stato completamente ristrutturato e arredato grazie al lavoro degli architetti Thomas Ravasi e Matteo Tollini e a un capitale di 530mila euro, di cui 430mila sono stati donati da benefattori privati e pubblici.
«Collocare questi ragazzi in una struttura posta nel centro città significa metterli al centro dei progetti di crescita del nostro territorio, facilitando il loro rientro in società – ha dichiarato Barbaglio – È una grossa scommessa per tutti gli attori coinvolti, ma sono fortemente convinto che i risultati si vedranno anche nel breve termine».
Non a caso, il nome «Margherita» è stato scelto sia perché il fiore ricorda un sole, simbolo di fiducia e speranza nel futuro, sia perché era il nome della mamma di san Giovanni Bosco, che ha impartito al figlio lo stile educativo cui la comunità si ispira.
«È un segnale positivo per tanti giovani che hanno bisogno di prossimità delle istituzioni – ha sottolineato Casati – Qui queste ultime si prendono per mano per fare rete e farsi carico delle fragilità di chi ha più bisogno».
Il sostegno delle istituzioni
Tale rete potrà contare sul supporto di Regione Lombardia e non solo.
«Con questo progetto si va a realizzare uno degli obiettivi della nostra riforma sanitaria, ovvero la piena integrazione tra i servizi socio-sanitari e i servizi sanitari veri e propri – ha affermato Malanchini – In questa comunità ci sono tutte le energie positive del nostro territorio e di Risorsa Sociale, con la quale i sindaci non si sentono mai soli nell’affrontare il tema delle fragilità».
«Questa è un’opera che offre l’opportunità di reinserimento in società – gli ha fatto eco l’assessore Franco – Essa coglie pienamente lo spirito di missione Lombardia, rendendo concreto il sogno del futuro per i nostri giovani concittadini. La Regione è ancora una volta al fianco di realtà come questa con aiuti mirati».
«Pochi giorni fa – ha aggiunto la senatrice Pirovano – La Regione ha incrementato il fondo sociale di circa 3 milioni di euro per i Comuni al di sotto dei 5mila abitanti proprio per l’inserimento dei minori in comunità. Sicuramente non è sufficiente, ma sono comunque soldi benaccetti dai sindaci locali e dimostrano che c’è impegno costante da parte delle istituzioni».
«Siamo tutti impegnati a lavorare per i nostri ragazzi – ha concluso il sindaco Imeri – Vogliamo non solo risolvere l’emergenza, ma anche evitare l’insorgenza futura di nuovi casi attraverso la prevenzione. Oggi si dà vita a un disegno che sembrava impossibile e che invece è stato realizzato grazie all’Assemblea dei sindaci e alla cooperazione tra Risorsa Sociale e Fondazione Portaluppi, con il contributo fondamentale di Fondazione Cariplo. La raccolta di tante donazioni testimonia che il nostro territorio agisce con spirito di solidarietà».
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