La violenza di genere oggi come in passato: un problema culturale
In occasione del 25 novembre una conferenza sul tema e fiori sulla panchina rossa. Ben 15 casi dal 2016 sono stati affrontati direttamente dal Comune
In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne l'Amministrazione comunale di Caravaggio ha organizzato una conferenza che ha affrontato la violenza di genere nelle sue diverse sfaccettature.
"Violenza di genere: dal 2016 qui ho affrontato 15 casi"
Ieri, sabato 25 novembre, nella sala consiliare del Municipio alle 10.30 il sindaco Claudio Bolandrini ha aperto la conferenza che ha visto nei panni dei relatori, insieme a lui, l'assessore ai Servizi sociali Claudia Airuolo, lo storico Bruno Maffeis autore del volume "Io sposa bambina. Memorie della marchesa di Caravaggio Costanza Colonna Sforza", la psicologa Antonella Frecchiami della cooperativa Sirio, il consigliere comunale della Lega avvocato Rocco Lombardo e la comandante della Polizia locale Cristiana Vassalli.
"Da quando mi sono insediato sono 15 i casi che sono passati attraverso me, la Polizia locale e i servizi sociali - ha esordito - a questi si devono aggiungere quelli denunciati direttamente alle Forze dell'ordine. Dei 15 cinque casi hanno riguardato donne che poi sono approdate in un alloggio protetto con i rispettivi figli grazie alla rete Non sei sola. Nell'ultimo di cui ci siamo occupati è stato adottato il Codice Rosso, la procedura emergenziale in vigore dal 2019".
"Mi si è fatta incontro sul viale del Santuario una donna che fuggiva terrorizzata"
Il sindaco ha raccontato qualche esperienza che ha lasciato il segno.
"Nell'ottobre 2016 mi sono imbattuto direttamente in una donna italiana maltrattata - ha ricordato - passeggiando sul viale del Santuario mi si è fatta incontro in pigiama e ciabatte con un bambino piccolo in braccio, avvolto in una coperta, chiedendomi aiuto. Stava fuggendo da casa perché le violenze di cui era vittima da tempo da parte del compagno le avevano fatto temere per l'incolumità sua e del figlioletto. E' stato uno choc, non mi sembrava di essere nel 2016 a Caravaggio, ma in un tempo lontanissimo... L'ho coperta con il mio cappotto e ho chiamato il 112. Lei era terrorizzata perché il compagno la stava cercando per finire quello che aveva iniziato e così siamo andati in caserma. Tuttavia, nel giro di un'ora e mezza, il tempo che l'ufficiale arrivasse a raccogliere la denuncia, la paura dell'aguzzino l'ha fatta ritrattare: nonostante gli ematomi su volto e braccia ha parlato di un semplice diverbio, non ha fatto la deposizione ed è tornata a casa. Un anno e mezzo dopo siamo dovuti intervenire per metterla al sicuro in una struttura protetta. Fondamentale essere pronti a raccogliere subito la richiesta di aiuto".
"Una casa devastata eppure dai vicini nessuna segnalazione..."
Bolandrini ha ricordato anche un secondo caso.
"Approfittando dell'assenza del marito maltrattante ho accompagnato un'altra donna italiana, venuta a parlare con me, a casa sua, per recuperare i sue effetti personali in vista di una sistemazione in un alloggio protetto - ha spiegato - Quando sono entrato con lei scortato dalla Polizia locale ho visto un tavolo sfasciato, la porta scardinata, mobilia a pezzi e persino una parete sfondata presa a pugni e martellate... Com'è possibile che un disastro simile fosse avvenuto senza che nessuno sentisse nulla e facesse una segnalazione al 112? Ecco l'importanza di vigilare e farsi carico in termine di prossimità delle persone che ci stanno accanto".
"Il marito è stato convocato in Municipio con l'inganno per consentire alla moglie di mettersi al sicuro"
"In un altro caso abbiamo dovuto convocare il marito con l'inganno in Municipio, per poter consentire alle Forze dell'ordine di mettere in sicurezza la moglie e i figli - ha continuato il primo cittadino - sempre italiani. Quando è rientrato e non l'ha più trovata ha capito... E' scattata la denuncia d'ufficio: anche le istituzioni, come nel mio caso, si espongono quindi direttamente, non ci si limita a installare una panchina rossa".
La comandante della Locale: "C'è un allarme sociale e quindi il problema è di tutti"
Durante la mattinata lo storico Maffeis ha tratteggiato la figura di Vittoria Costanza Sforza a Caravaggio, sottolineando come in passato non si parlava di femminicidi perché "la donna allora nelle sue relazioni non era libera di scegliere come oggi, dove può rifiutare un rapporto affettivo scatenando la reazione violenta dell'uomo".
Dalla Frecchiami invece è arrivato un contributo sulla realtà di un Paese in cui le leggi per fermare la violenza di genere ci sono ma "non è più rimandabile la responsabilizzazione dell'uomo", e su come il problema sia legato sia all'individuo che alla cultura patriarcale che ancora permea l'Italia.
"La base è l'insegnamento del rispetto - ha fatto notare - L'ultimo caso di femminicidio, che ha visto perire la 22enne Giulia Cecchettin, ha fatto emergere l'insicurezza sociale di fronte al fatto che a ucciderla è stato un giovane considerato un bravo ragazzo, non un mostro, che è riconoscibile e fuori dalla nostra vita. Quindi il pericolo può arrivare da chiunque ed è un bene che interroghi leggi, educazione, scuola, servizi, famiglia e il senso di comunità. Sui media si parla di narcisismo individuale e di cultura patriarcale: sono presenti entrambi".
Lombardo ha fatto una riflessione simile.
"L'inasprimento delle norme serve davvero? - si è chiesto - Lo si faccia ma quello che manca è l'educazione, la cultura, l'informazione, la costanza delle persona offesa che deve affrontare poi un iter giudiziario lungo... Sopra ogni cosa, anche sopra la norma, c'è il rispetto della persona, il controllo di sé e la capacità di accettare il fatto che una relazione possa finire. La violenza all'interno della famiglia, non solo della coppia, è grave, l'unica cosa che mi sento di raccomandare è di denunciare e di non sottovalutare lo stalking, un comportamento da serial killer ".
Vassalli dal canto suo ha usato parole pesanti.
"Siamo in presenza di un allarme sociale quindi è un problema di tutti - ha sottolineato - si sono fatti passi da gigante, finalmente le norme ci aiutano nel nostro lavoro, ci sono le case rifugio i numeri da chiamare nell'emergenza come il 1522 e il 114 per l'infanzia, oltre che il 112. Ma bisogna conoscerli e usarli (c'è garanzia di anonimato) perché il primo ostacolo che noi ci troviamo davanti è la vittima che spiega quel che è successo ma non vuole sporgere denuncia... ma se noi interveniamo durante i maltrattamenti scatta quella d'ufficio. Non si chiede al cittadino di esporsi a dei rischi, quello compete a noi, ma ci deve essere responsabilità sociale, tutti dobbiamo fare la nostra parte e segnalare le violenze. Faccio fatica a convincere le persone a testimoniare perché devono andare in udienza... Ma come è possibile mettere a rischio l'incolumità di una persona perché non si ha voglia di muoversi??? Come ci si può guardare allo specchio poi la mattina? Stiamo parlando della vita delle persone, di reati gravissimi. E gli uomini non siano solidali con chi è violento, gli indichino invece i centri per i maltrattanti".
C'è stato spazio anche per parlare di corsi di autodifesa organizzati dall'Assessorato ai Servizi sociali e al termine della mattinata è stata deposto un mazzo di fiori sulla panchina rossa in largo Cavenaghi.