All'ospedale di Treviglio ora c'è la "stanza protetta" per le donne vittime di violenza
Analizzati anche i dati relativi agli accessi ai Pronto soccorso: nel 2022 sono stati 132. Per il 59% si tratta di donne italiane vittime di partner violenti tra le mura di casa.
Una stanza protetta e soprattutto sicura per accogliere le donne vittime di violenza. Da oggi, grazie alla collaborazione tra l’Asst Bergamo Ovest, la Rete interistituzionale antiviolenza, la Fondazione Onda e il Lions Host di Treviglio, c’è un strumento in più per sostenere le donne che accedono al Percorso rosa dopo aver subito violenza.
La stanza protetta
Si tratta, appunto, della stanza protetta allestita all’interno dell’ospedale di Treviglio e arredata con tutti i comfort grazie alla donazione del service del Lions Host trevigliese. All’interno, le donne che ne avranno bisogno, potranno trovare ricovero per 72 ore (in attesa di attivare i percorsi per loro più idonei) anche insieme ai loro figli. Dotata di tutto ciò di cui possono aver bisogno, dal divano letto alla poltrona per l’allattamento, dal microonde alla zona gioco per i piccoli fino dall’area per le visite ginecologiche, garantisce la massima discrezione e sicurezza permettendo loro - come ha sottolineato Cinzia Mancadori della Rete "Non sei sola" - di operare le loro scelte in piena autonomia e libertà. Quella libertà che ancora troppo spesso viene sottratta attraverso diversi tipi di violenza: quella fisica, ma anche quella psicologica ed economica.
"Quando mi hanno prospettato questo Service è stato un piacere per me aderire per restituire in un certo modo parte di quanto mi era stato dato - ha detto il presidente del Lions Host Treviglio Raffaele Giordano - Nel nostro logo mi è piaciuto ricordare all'interno due persone, mia madre e mia suocera, scomparse a 98 e 100 anni, due donne coraggiose sposate con due uomini che hanno sempre saputo stare al loro fianco con affetto e rispetto. Ebbene la stessa fortuna la auguro alle future ospiti di questa stanza; spero siano poche, ma che una volta uscite di qui riescano a ricostruire il proprio percorso di vita".
I dati sulla violenza
Quella di ieri, giovedì, è stata anche l’occasione per commentare i dati raccolti nel 2022 e nel primo semestre del 2023, relativi agli accessi delle donne vittime di violenza nei Pronto soccorso dell’Asst Bergamo Ovest.
I dati non sono certo confortanti. Nel 2022, infatti, sono 132 gli accesi registrati (91 al Pronto soccorso di Treviglio e 41 in quello di Romano), in maggioranza (il 59%) si tratta di donne italiane mentre il restante (41%) sono donne provenienti in particolare dall’Est Europa e dal Nord Africa.
L’accesso avviene principalmente a causa di una violenza fisica (il 79% dei casi), in altri casi accompagnata anche a violenza psicologica (9%), oppure violenza sessuale (7%) e violenza verbale (4%).
A perpetrare violenza sono soprattutto partner o ex partner (72 casi sul totale), seguiti da famigliari (13) e persone conosciute (36), 8 invece i casi di violenza da parte di sconosciuti. Si tratta di violenze che si manifestano in particolare fra le mura domestiche (94 casi sul totale) o in luogo pubblico (29).
Il medico che prende in carico la donna deve refertare tutti gli esiti della violenza e redigere un verbale di dimissione con diagnosi e prognosi: in 75 casi si è trattato di aggressione.
"La nostra Azienda, dal 2017, attiva il Percorso Rosa, non appena il personale del Pronto Soccorso, formato ad hoc per riconoscere i casi, rileva una possibile violenza o un abuso - ha spiegato Antonella Villa, Direttore Ostetricia-Ginecologia e Responsabile del Percorso Rosa - Questo percorso non è solo sanitario ma anche socio sanitario e psicosociale, affinché vi sia una piena e tempestiva continuità assistenziale, garantita dai molti professionisti coinvolti (l’infermiere, il medico di PS, il ginecologo, l’ostetrica, la psicologa - ora reperibile H 24 in PS -, l’assistente sociale, eventuali consulenti chiamati a seconda delle condizioni cliniche della donna). In fase di dimissione vi è poi l’importante lavoro instaurato con le Reti interistituzionali, le Forze dell’ordine e con i Consultori territoriali per seguirla anche successivamente".
I dati del 2023
L’analisi del primo semestre dell’anno conferma il trend del 2022 con 50 accessi ai Pronto soccorso effettuati per il 58% da donne italiane. Nell’80% dei casi è stata registrata una violenza fisica. Anche quest’anno a usare violenza sono stati principalmente mariti e compagni all’interno delle mura di casa.
"Nella nostra azienda, da anni, è garantita un’ottima accoglienza alle donne anche con difficoltà linguistiche, grazie all’attivazione e alla pronta disponibilità del sistema di mediazione culturale, oltre che al valido supporto di operatori sanitari, madrelingua, che, su base volontaria, ci aiutano nella comunicazione con le pazienti - ha spiegato l’ostetrica Rosalba Elia - Sul totale dei casi analizzati l’8% delle violenze è stato perpetrato su donne in stato di gravidanza. Il 92% dei casi riguarda donne sopra i 16 anni, ma vi sono stati anche 4 caso di abuso su minore di 16 anni".
La Rete antiviolenza
All’incontro erano presenti anche Silvia Dradi Coordinatrice Rete Interistituzionale Antiviolenza degli Ambiti Territoriali di Bergamo e Dalmine, Maria Teresa Heredia Coordinatrice Rete Territoriale Interistituzionale Antiviolenza Ascolta chi Parla e Cinzia Mancadori per la Rete Non sei sola Ambiti di Treviglio e Romando di Lombardia insieme alla vicesindaco Pinuccia Prandina, che ha richiamato a sé il merito di aver espresso "la volontà politica di realizzare sul territorio una Rete interistituzionale antiviolenza che dal 2014 ha ottenuto da Regione Lombardia 1.187.000 euro di contributi". Una Rete che lo scorso 18 novembre ha compiuto 10 anni e che ha colto l’occasione per invitare anche il Lions Host di Treviglio a farne parte.
"I dati in crescita non ci devono spaventare - ha concluso Mancadori - Nel 2023 sono stati 252 i contatti della rete “Non sei sola” e trovo che sia un dato positivo. Fino a quando il fenomeno della violenza di genere non sarà estirpato, registrare meno accessi al Pronto soccorso non significherà meno episodi di violenza, ma solo meno donne che trovano la forza e il modo di denunciare e chiedere aiuto".