Restauro della facciata della Parrocchiale al via, i lavori partono il 21 agosto
Presentato nella rocca Albani il progetto di intervento da 224mila euro.
Via al restauro della facciata della chiesa parrocchiale di Urgnano, i ponteggi saranno montati a breve e il cantiere durerà tre mesi. Un investimento da 224mila euro, comprese Iva e spese tecniche.
Restauro della Parrocchiale: il parrroco mostra il volto di una statua staccatosi nel giugno 2022
Il progetto, che prevede la messa in sicurezza delle statue e il restauro conservativo di tutti gli elementi in pietra, è stato illustrato sabato pomeriggio nella rocca Albani, alla presenza del parroco don Stefano Bonazzi.
"Abbiamo voluto inserire questa presentazione all’interno della 41esima edizione della “Festa in rocca” perché “Promo Urgnano” ha tra le sue finalità la promozione del territorio attraverso il patrimonio storico-architettonico - ha spiegato il presidente dell’associazione Alessandro Gavazzi, impegnata a sostenere anche il restauro della chiesetta della Santissima Trinità - La Parrocchiale risale al 1770-1787, progettata da Filippo Alessandro e costruita con ceppo gentile di Brembate in stile tempio neoclassico: oltre al portone definito ai lati da colonne lesene e dal bassorilievo del battesimo di Gesù, la facciata ospita sette statue imponenti, tra cui spicca quella della Vergine".
Statue che si stanno sgretolando pericolosamente, come ha ricordato il parroco che ha portato in sala il volto di un angioletto posto ai piedi di San Luigi Gonzaga che non si è schiantato al suolo solo grazie a una rete di protezione.
"Una mattina, a metà giugno 2022, si è staccato questo blocco di pietra - ha raccontato mostrandolo ai presenti - Erano intervenuti i Vigili del fuoco per recuperarlo ed è stato necessario fare un accertamento anche sulle condizioni delle altre statue. Da qui è nato il progetto di restauro della facciata. Anni fa si era già staccato un braccio da un’altra statua, adagiatosi su un canale".
Il ceppo di Brembate si sbriciola
A entrare nei dettagli sono state l’architetto urgnanese responsabile dei lavori, Francesca Ferri, e la restauratrice Iole Marcuccio dello studio «Marcuccio-Marziali» di Bergamo.
"L’intervento dei pompieri ha scatenato un iter burocratico che ha coinvolto il Comune, la Soprintendenza ai Beni Culturali e il prefetto - ha spiegato Ferri - il parroco ha quindo affittato una piattaforma elevatrice e abbiamo monitorato tutte le statue della chiesa: sul prospetto nord la situazione è un po’ critica, essendo più esposto alle intemperie, mentre le statue laterali sono meglio conservate perché più riparate, non c’è pericolo, anche se prima o poi anche lì si dovrà intervenire".
Il tema è la friabilità della pietra arenaria con cui la facciata è stata realizzata.
"Fino ad oggi non sono stati fatti interventi di restauro, a parte il rifacimento della copertura, il restauro di timpano e l’orologio - ha continuato l’architetto - all’esterno null’altro. Ormai l’intervento non è più rinviabile, la Curia ha concesso l’autorizzazione e abbiamo presentato il progetto nell’ottobre 2022 ma la Soprintendenza ha dato l’ok solo il 3 maggio di quest’anno. Nel frattempo ci siamo attivati con le imprese e abbiamo già tutti i contratti firmati, per cui settimana prossima partiremo con la posa del ponteggio da parte della “BME Ponteggi srl” di Pontirolo. Un ponteggio importante, il cui punto più alto raggiunge una trentina di metri e sarà a sbalzo, per cui l’operazione richiede il suo tempo e costa 45mila euro. I lavori cominceranno dopo la pausa di Ferragosto, il 21 agosto, e la fine è prevista entro la fine di novembre".
L’intenzione è quella di non fermarsi qui.
"Vorremmo concludere il restauro importante realizzato da don Mariano Carrara all’interno della chiesa - ha concluso - all’esterno c’è ancora molto da fare. Fatta la facciata, speriamo di poter lavorare, in tempi ragionevoli, anche sul resto".
L’investimento è ingente, i fondi saranno in parte reperiti dalla parrocchia mediante la vendita - che dovrebbe andare in porto perché ci sono già il preliminare e la caparra - dello stallo delle Quarant’ore, un cortile in centro storico. Per il resto si conta sul bando «SOS patrimonio» della «Fondazione Cariplo», esteso anche agli edifici ecclesiastici.
"Abbiamo subito presentato domanda ma il bando, esteso a tutta la Lombardia e a due province del Piemonte non è ricco, tre milioni di euro con un massimo di 150mila euro a vincitore - ha fatto presente sempre Ferri - e sono stati presentati 92 progetti, che sono ancora al vaglio. Se arrivassero anche solo 100mila euro sarebbe già una bella boccata d’ossigeno".
L'intervento di consolidamento
Il progetto di restauro vero e proprio impegnerà tre o quattro persone e riguarderà tutto il rivestimento in pietra.
"Le capacità logistiche di un tempo non erano come quelle attuali e per realizzare le opere si usavano i materiali presenti in loco - ha spiegato Iole Marcuccio - qui c’era il ceppo gentile di Brembate, friabile perché roccia sedimentaria, nata dalla compressione di sabbie. Ci sono cornicioni in forte degrado, la pietra si sfoglia. Altro problema sono le croste nere, si tratta di concrezioni che si creano sulla superficie dovute sia agli agenti atmosferici sia all’azione combinata degli agenti inquinanti presenti nell’atmosfera: si crea uno strato di calcare molto duro e nero per la presenza di solfati e inquinanti, appunto. Vanno rimossi con sistemi chimici. La pulitura delle sette statue avverrà con spruzzini manuali e spazzole. Dove è possibile useremo l’idropulitrice a bassa pressione".
Poi ha preso in considerazione la statua che ha perso il volto dell’angioletto, mostrato dal parroco.
"La pietra si sfalda, nascono fessure dove penetra l’acqua che corrode e provoca il distacco - ha spiegato indicando una slide - nelle parti più fini della lavorazione poi porta a un’abrasione totale della decorazione, per cui si perdono tutti i particolari".
Il progetto di restauro tiene conto sia dei materiali sia delle tecniche esecutive con cui sono state realizzate le opere.
"Statue di quattro metri posizionate sul tetto a 30-40 metri d’altezza sono frutto di un assemblaggio - ha rivelato - i blocchi scolpiti sono tenuti insieme da perni in piombo, anche questi però arrugginiscono e aumentano di volume favorendo a loro volta lo sfaldamento della pietra. Verranno trattati dove sono a vista e dove sono raggiungibili. Successivamente sigilleremo le fessure con una malta similare al materiale lapideo che abbiamo, grassello di calce, iniettandola con una siringa. In presenza di distacchi inseriremo anche perni in vetroresina. Un procedimento che si chiama consolidamento in profondità. Verrà anche utilizzato il silicato di etile che “cerca” l’acqua con cui si lega e ricrea il legame con il silicio riconsolidando il tutto. Poi valuteremo come e dove dare l’idrorepellente".
In merito alle parti ormai andate perdute verranno reintegrate solo in parte.
"Valuteremo strada facendo, i grossi pezzi poi non avrebbero la stabilità necessaria - ha concluso - più che altro andremo a stuccare".