Treviglio

Pedopornografia e sex-extortion: numeri preoccupanti in Bergamasca

Bernardi: "Da gennaio ad oggi abbiamo avuto circa 500 reati di questo tipo, che non sono pochi: significano circa 500 minori potenziali vittime"

Pedopornografia e sex-extortion: numeri preoccupanti in Bergamasca
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«The Children in the pictures»: riflessioni e indagini nel mondo della pedopornografia per contrastare e prevenire un fenomeno in esplosione nella provincia di Bergamo.  Ha toccato un tema molto delicato e spesso considerato quasi un tabù, la terza serata del festival d Internazionale, tenutasi mercoledì sera all’interno della sala Melato del cinema Anteo di Treviglio.

Pedopornografia, numeri preoccupanti anche nella Bassa

Promosso da Stefano Rozzoni e moderato da Laura Rossoni, l’appuntamento si è diviso in una prima fase di confronto durante la quale hanno preso la parola il Sostituto Procuratore della Repubblica Alessio Bernardi e Michele Attolico, della Polizia Postale di Bergamo e un confronto finale con gli stessi interlocutori, intervallati dalla proiezione del cortometraggio che ha dato il titolo all’evento, realizzato in Australia e relativo alle indagini di un gruppo di poliziotti internazionali nell’ambito della pedopornografia nel darkweb.

1300 fascicoli e altrettante indagini solo lo scorso anno

Interessanti quanto preoccupanti i numeri forniti dai due esperti in sala, che hanno dato il quadro di un tema complesso ma in grande crescita, soprattutto sulla provincia di Bergamo:

«I reati di questo genere, che sono molto vari e vanno dall’adescamento online alla sex extorsion passando per molte altre sfaccettature, sono in continuo e netto aumento – ha rivelato Bernardi – L’area di competenza del nostro distretto comprende le province di Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona: parliamo di una platea enorme e molto informatizzata, di cui ci occupiamo con l’importante collaborazione della Polizia postale. E purtroppo, nell’intero distretto, l’area più colpita dal fenomeno è proprio la provincia di Bergamo. Per dare qualche numero a livello di distretto, parliamo di circa 1300 fascicoli e altrettante indagini solo lo scorso anno. Da gennaio ad oggi abbiamo avuto circa 500 reati di questo tipo, che non sono pochi: significano circa 500 minori potenziali vittime».

La pandemia ha peggiorato le cose

Il fenomeno, han sottolineato sia Bernardi che Attolico, ha conosciuto una netta espansione con la pandemia, che «da un lato ha avvicinato ancora di più anche i più giovani all’uso di internet, spesso non protetto, e dall’altro ha dato modo a chi compie reati di questo genere di avere più tempo e occasioni a propria disposizione, tramite lo smartworking». Difficile poi tracciare un profilo tipo di chi si macchia di questi reati, perché «spesso ci troviamo di fronte a uomini incensurati, tra i 40 e i 50 anni, con una famiglia e una posizione sociale di tutto rispetto» ha sottolineato Bernardi prima di lasciare la parola ad Attolico, che ha invece fornito alcuni dati sul lavoro della Postale di Bergamo. «L’anno scorso abbiamo oscurato 2622 siti illegali e indagato 1466 persone – ha riportato – 299 soggetti sono stati denunciati solo nei primi tre mesi di quest’anno nella provincia di Bergamo, per reati che vanno dalla detenzione e diffusione di materiale pedopornografico fino all’adescamento online. Adescamento che avviene oggi molto spesso sui giochi online, attraverso cui gli adescatori riescono ad avvicinare le proprie prede e guadagnarsi la loro fiducia. Da lì scatta poi spesso il ricatto, la sex extorcion, o l’adescamento vero e proprio». Altri due dati allarmante sottolineati da Attolico e Bernardi riguardano da un lato l’età delle vittime, sempre più giovani, e dall’altro quelle degli indagati, spesso coetanei e talvolta loro stessi minorenni. «Siamo di fronte a un’assuefazione dei giovani di fronte a questi contenuti, che circolano in chat, gruppi e canali vari. Spesso i ragazzi non si rendono conto di ciò che stanno facendo, perché anche solo la produzione di materiale pedopornografico è perseguibile con la condanna minima a sei anni. Sta ai genitori e alla scuola, in particolare, vigilare ed educare e, qualora necessario, contattare le forze dell’ordine».

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