Ripalta Guerina

Profughi con disabilità accolti nel Cremasco, cena di beneficenza per la Comunità Papa Giovanni XXIII

L'idea è venuta allo chef Piero Riggio della Trattoria Toscanini.

Profughi con disabilità accolti nel Cremasco, cena di beneficenza per la Comunità Papa Giovanni XXIII
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Una cena di beneficenza per sostenere la Comunità Papa Giovanni XXIII presenta fin dai primi giorni del conflitto in Ucraina. L'idea è venuta allo chef Piero Riggio della Trattoria Toscanini di Ripalta Guerina dove, l'8 aprile, verranno raccontate le storie dei profughi dai volontari dell'associazione.

Cucinerò per aiutare i profughi

"Voglio fare la mia parte a favore di chi sta soffrendo e ha perso tutto. Farò per loro quello che so meglio fare: cucinerò — racconta lo chef Piero Riggio —. Ho scelto di organizzare una cena di beneficenza per raccogliere fondi da destinare alla associazione Comunità Papa Giovanni XXIII che è presente fin dai primi giorni del conflitto in Ucraina".

La Comunità Papa Giovanni XXIII ha partecipato alla marcia per la pace in Ucraina Stop the War Now venerdì 1 Aprile. Più di 200 persone, per lo più madri con bambini, persone disabili, anziani, sono state accompagnate in Italia. Molte di queste in Lombardia e nel Cremasco.

Cena di beneficenza a Ripalta Guerina

Venerdì 8 aprile a partire dalle 20.30 le loro storie verranno presentate dai membri dell'associazione, durante la serata organizzata presso la trattoria Toscanini di via Piave, 10 a Ripalta Guerina.

La comunità Papa Giovanni XXIII, da sempre impegnata nella costruzione e diffusione di una cultura della Pace e del disarmo, è presente nella città di Leopoli dall'inizio del conflitto per raggiungere donne, anziani e bambini minacciati e messi in fuga dalle bombe, di monitorare la situazione e favorire il sostegno, l'arrivo di aiuti e l'accoglienza di profughi in zone sicure.

Tutti possono fare qualcosa

"Da sempre siamo accanto agli ultimi, al fianco delle vittime con azioni umanitarie e iniziative di solidarietà internazionale — spiega il presidente Giovanni Paolo Ramonda —. Ognuno di noi può fare qualcosa, anche dall'Italia: non vogliamo restare spettatori e come associazione sentiamo l'obbligo esporci in prima persona".

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