Politica

Referendum, i 7 motivi per votare "No" secondo Stefano Sonzogni

La riflessione del consigliere trevigliese di Italia Viva sulla consultazione popolare che deciderà se confermare o meno il cosiddetto "taglio dei parlamentari".

Referendum, i 7 motivi per votare "No" secondo Stefano Sonzogni
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Referendum sul taglio dei parlamentari: i 7 motivi per votare "No" secondo il consigliere trevigliese di Italia Viva Stefano Sonzogni.

Referendum, sette volte "No"

Tra poco meno di due settimane saremo chiamati ad approvare o respingere la riforma della composizione di Camera e Senato, meglio nota come “taglio dei parlamentari” (la proposta prevede di passare da 630 deputati a 400 e da 315 senatori a 200). Nell'ampio dibattito che in terra bergamasca ha già visto schierarsi diversi esponenti del Pd con il fronte del "No", si inserisce anche la riflessione del consigliere trevigliese di Italia Viva Stefano Sonzogni.

"Qualcuno dice che sarebbe un modo per allinearci alle altre democrazie, come ad esempio gli Stati Uniti, che hanno 435 deputati e 100 senatori; altri, soprattutto a sinistra, sostengono di volere da sempre questa riduzione, che aumenterebbe la qualità degli eletti. Io, come molti, sono nettamente contrario, e proverò ad argomentarlo per punti.

  1.  La riforma non risolve i veri problemi del nostro sistema istituzionale, che funziona male perché Camera e Senato sono due doppioni, con gli stessi poteri, per non dire della confusione nel pasticciato riparto tra competenze legislative statali e regionali
  2. Non è vero che i nostri parlamentari sono troppi, basti dire che in Francia hanno 577 deputati e 348 senatori, nel Regno Unito la Camera di Comuni ha 650 membri e quella dei Lords ne ha poco più di 800, il Bundestag tedesco conta 709 membri, ma la Germania è uno stato federale, in cui ogni land ha un suo parlamento
  3.  Il taglio non migliorerebbe, ma anzi peggiorerebbe la qualità media dei parlamentari, eletti con liste bloccate senza preferenze (che i partiti si guardano bene dal reintrodurre, malgrado le tante chiacchiere), che premiano i fedelissimi dei capi, non certo le figure della società civile, più indipendenti e competenti
  4. La riforma muove da un giudizio negativo sulla politica, quasi si trattasse di una rivincita del Popolo, ma paradossalmente renderà le camere ancora più elitarie e distanti dagli elettori, fermo restando che si dovrebbe separare la critica ai politici dall’attacco all’istituzione (meglio sostituire i rappresentanti incapaci, piuttosto che ridurne il numero)
  5. Si dice che la riforma porterà dei risparmi, ma parliamo di una somma irrisoria (il costo di un caffè, all’anno, pro capite), che non vale il netto taglio dei parlamentari (risparmio che si sarebbe potuto ottenere riducendo le indennità o tagliando le retribuzioni dei dipendenti di Camera e Senato)
  6. La riforma è talmente raffazzonata da contenere vistosi errori, come i 6 senatori per il Trentino Alto Adige (3 per la provincia di Trento, 3 per quella di Bolzano), che avrebbe più senatori di regioni ben più popolate
  7.  Ultimo, ma non certo per importanza, la riforma renderà ancora più difficile eleggere un deputato o un senatore che rappresenti Treviglio o comunque la Bassa Bergamasca, perché i voti del capoluogo e delle valli sarebbero a quel punto decisivi nell’elezione dei pochi parlamentari assegnati alla nostra provincia (e come noi sarebbero molto penalizzati i cremaschi, i lodigiani e i valtellinesi, tanto per fare qualche esempio).

"Quattro anni fa in tanti accorsero alle urne, votando no ad una riforma molto più organica e completa, che avrebbe ridisegnato il Senato, senza toccare la Camera. Non dubito che molti faranno lo stesso stavolta, di fronte ad un taglio che ci toglierebbe rappresentanti, senza alcuna garanzia di maggiore serietà o efficienza".

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