Malato derubato dall'infermiere, l'Ordine: "Non esiteremo a procedere con provvedimenti disciplinari severi"
Dura la condanna dell'OPI dopo la denuncia di un 41enne che ha sottratto il bancomat a un 66enne ricoverato con il Coronavirus e gli ha svuotato il conto.

Lo hanno definito un atto abietto e ripugnante. Solo così si può definire il furto perpetrato da un infermiere 41enne, che lavora nel Pronto soccorso del Policlinico San Marco di Zingonia, ai danni di un 66enne ricoverato per Covid e deceduto il 14 aprile scorso. A prendere posizione, ora, è l'OPI, Ordine delle professioni infermieristiche, che ha assicurato provvedimenti esemplari.
"Siamo sconcertati"
“L’atto compiuto da un infermiere nei confronti di un anziano paziente colpito da Covid (e poi deceduto) di sottrargli a scopi fraudolenti il bancomat, lascia sconcertati gli infermieri e l’Ordine professionale che esprimono riprovazione per l’odioso reato appurato dagli inquirenti - si legge nella nota firmata dal presidente dell'ordine Gianluca Solitro - Il reato ipotizzato non fa parte, come qualunque altro reato nei confronti degli assistiti, né della cultura né della professionalità degli infermieri che ogni giorno, con altruismo e spirito di sacrificio, dedicano le loro energie alla cura e all'assistenza di chi vive la fragilità della malattia o della disabilità".
"Non esiteremo a procedere con severi provvedimenti"
"Le responsabilità è ancora più abietta e ripugnante in quanto perpetrata ai danni di una persona fragile e indifesa, con un quadro clinico segnato da una patologia tanto grave da portarla al decesso - prosegue la nota - Se dall'esito delle verifiche in corso la responsabilità dell’infermiere in questa incredibile vicenda sarà confermata, anche per la tutela dell'immagine pubblica della categoria e della professionalità dei suoi iscritti, l’Ordine non esiterà a procedere con provvedimenti disciplinari severi e adeguati alla gravità del caso che possono giungere fino alla radiazione dall’Albo e alla costituzione di parte civile della categoria. La nostra comunità infermieristica non può accettare che il comportamento criminale di qualcuno offuschi l'impegno di tanti che, con coscienza e umanità, svolgono ogni giorno un lavoro difficile nel rispetto della loro deontologia, vocazione professionale e umanità”.
Chi si comporta così non è un infermiere
“Non vogliamo - commenta il Presidente dell’Ordine degli infermieri di Bergamo - che la nostra professione sia in alcun modo associata a situazioni che con essa non hanno niente in comune. Anzi, ne sono l’esatto opposto: l’infermiere assiste e difende il malato, se ne prende cura, mantiene secondo il suo Codice Deontologico il decoro personale anche al di fuori della sua professione, non reca mai danno all’assistito. E lo dimostrano i fatti: in questo periodo di pandemia gli infermieri hanno dimostrato la loro vicinanza agli assistiti, sono stati spesso contagiati e la nostra categoria ha contato numerosi decessi a causa del virus. Il nostro primo obiettivo è la salute degli assistiti, la loro sicurezza e la massima tutela: gli infermieri non hanno nulla a che fare con situazioni simili e chi ne è responsabile non può essere un infermiere”.