L'intervista

I benefici dello smart working: indagine di Regione Lombardia

Il 51% delle persone si sente più produttiva di prima. Il commento del vicepresidente Fabrizio Sala.

I benefici dello smart working: indagine di Regione Lombardia
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Il lockdown imposto dall’emergenza Covid-19 ha causato una profonda trasformazione dei modelli organizzativi del mondo del lavoro. In particolare, circa 1,6 milioni di lavoratori in Lombardia hanno potuto continuare la propria attività attraverso lo smart working, che si è trasformato in uno dei principali sistemi a garanzia della continuità operativa delle imprese e dell’occupazione.

Uno studio sullo smart working

Regione Lombardia ha subito ritenuto indispensabile mettersi in ascolto delle esperienze e delle esigenze espresse dai cittadini in questo nuovo contesto. In particolare, la Piattaforma Open Innovation ha ospitato una consultazioni dedicata allo smart working a cui hanno partecipato 6.565 persone. La consultazione, attivata nel mese di marzo, si è conclusa l’11 maggio. Lo smart working piace. La stragrande maggioranza delle persone già abituate al lavoro agile ma anche di chi era alla prima esperienza è favorevole a proseguire con queste modalità. Il 50% dei dipendenti in smart working si dichiara meno stressato, anche se il 34% denuncia l’inadeguatezza delle connessioni e il 36% ha dovuto adottare nuove tecnologie durante l’emergenza.

L'indagine di Regione Lombardia

Questo panel di 6.565 persone (88% lavoratori, 10% imprenditori e 2% altro) proviene dal settore pubblico (55%) e sono soprattutto donne (60%) e arrivano dalla città metropolitana di Milano (54%), seguita da Brescia, Monza e Brianza (7%), Bergamo e Varese (6%), Como, Cremona e Pavia (4%), Lecco (3%) e Lodi, Mantova e Sondrio (2%).

Gli intervistati hanno conseguito una laurea o un diploma di secondo livello (41%), diploma superiore (27%), laurea o diploma di primo livello (11%), dottorato/master e diploma tecnico (8%), secondaria inferiore (4%), primaria (1%) e svolgono funzioni di impiegato (62%), quadro (16%), manager/dirigente e tecnico (6%), professore/ricercatore (5%), altro (2%). Il profilo del campione della ricerca vede lavoratori con figli minorenni (35%), lavoratori con contratto full time (85%) e full time con figli minorenni (33%).

I risultati

Il risultato dell’indagine evidenzia che il 51% delle persone - già abituate al lavoro agile - si sente più produttiva di prima, il 37% si sente meno o ugualmente soddisfatto e addirittura il 97% si dichiara favorevole a proseguire l’attività con questa modalità. Il 57% di chi invece era alla prima esperienza si sente meno o ugualmente produttivo come prima, il 60% si sente più soddisfatto e il 94% è favorevole a proseguire con lo smart working.

Il commento del vicepresidente Fabrizio Sala

Lo Smart working piace. Sorpreso dall’esito dell’indagine?

“Sono positivamente colpito. Un lavoratore su quattro utilizzava già strumenti di lavoro agile nella quotidianità e si sente più produttivo, con un incremento quasi del 10% rispetto a chi lo utilizza per la prima volta. Chi non è abituato a questa modalità dimostra un apprezzamento paragonabile ed è ancor più propenso a prolungarne l’utilizzo dopo l’emergenza, in linea di massima il 97% dei partecipanti al questionario si dichiara favorevole a proseguire con il lavoro agile. Più della metà dei partecipanti inoltre ha percepito un miglioramento anche della qualità del loro lavoro attraverso questa modalità”.

La soddisfazione cresce anche perché si tende di più a lavorare per obiettivi, gestendo meglio gli orari senza dover timbrare il cartellino... Cosa può fare la Regione per incentivare questa novità?

“È proprio così, il lavoro agile permette di lavorare per obiettivi consentendo una flessibilità degli orari e quindi un’ottimizzazione del tempo e dei risultati. Questa libertà del lavoratore può contribuire a creare non solo una migliore qualità del prodotto ma anche una migliore qualità della vita. Certo, non potrà sostituire tutto, ma potrebbe diventare una pratica stabile ad integrazione di quelle che abbiamo sempre utilizzato. Si tratta di uno strumento che coglie un bisogno che si sta sempre più esprimendo tra i cittadini, per questo stiamo iniziando le prime interlocuzioni per regolamentare questa nuova condizione di lavoro anche dopo l’emergenza”.

Lo smart working inoltre sta generando effetti positivi anche sul traffico e sul trasporto pubblico.
Una rivoluzione...

“Certo. In questo momento, ad esempio, su Milano abbiamo circa un terzo dei lavoratori in Smart working. Questo certamente ha delle ripercussioni significative anche sul trasporto locale. In questo senso si ottimizza non solo il lavoro, ma anche la qualità della vita dei nostri lavoratori. La previsione per il futuro potrebbe essere quella di un sistema intelligente e coordinato, una Smart Region dove convivono Smart Working e Smart Mobility e dove potremmo arrivare ad un sistema digitale, in accordo con le attività produttive, che riesca a regolarizzare anche il sistema della mobilità”.

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