VICENDA che ha fatto SCALPORE

Ha avuto un figlio dal 14enne a cui faceva ripetizioni: condannata

Una storia quasi boccaccesca avvenuta a Prato, ma con risvolti anche drammatici e messaggi inquietanti che la donna mandava al giovane.

Ha avuto un figlio dal 14enne a cui faceva ripetizioni: condannata
Pubblicato:
Aggiornato:

Sesso e un figlio con l'allievo 14enne, condannata per violenza sessuale. Il giovane era un allievo cui avrebbe dovuto dare ripetizioni d'inglese. Una vicenda che all'epoca fece molto scalpore, in Toscana, a Prato.

Ora è arrivato anche l'epilogo giudiziario: la donna è stata condannata a 6 anni e 5 mesi per violenza sessuale. Una condanna sostanzialmente in linea con quanto aveva chiesto l'accusa, 6 anni e 9 mesi.

Al posto delle ripetizioni, sesso con l'allievo

Il giovane non aveva ancora compiuto 14 anni e i genitori si erano rivolti a un'insegnante di lingue straniere per risollevarne le sorti in pagella in Inglese.

L'insegnante di ripetizione, una 29enne (all'epoca dei fatti, nel 2017) che in realtà nella vita quotidiana era un'operatrice sanitaria, si concentrò invece su altro più che sui libri: ne diventò l'amante e, secondo quanto emerso nel processo, usò contro di lui violenza sessuale per induzione.

E da quei rapporti proibiti nacque anche un bambino.

Sesso e un figlio con l'allievo, una vicenda di cinque anni

Come racconta Prima Firenze, dopo la condanna in primo grado davanti ai giudici del Tribunale di Prato, la protagonista di questa storia è stata condannata anche dalla Corte d’Appello di Firenze.

Il giudice Anna Maria Sacco ha condannato la donna a 6 anni e 5 mesi, mentre ha assolto invece il marito che invece in primo grado era stato condannato a un anno e mezzo perché accusato di aver mentito dal momento che si era attribuito la paternità biologica del bimbo.

Una condanna dunque che almeno per la diretta protagonista della vicenda ha sostanzialmente confermato la linea dell'accusa e del primo grado di giudizio.

La tesi della difesa: il ragazzino era consenziente

Gli avvocati della donna, Mattia Alfano e Massimo Nistri, nella loro tesi difensiva avevano invece portato avanti la tesi che il ragazzino fosse consenziente a quei rapporti e che in quelle occasioni avesse già compiuto 14 anni e dunque per la legge avesse già personalità giuridica.

Una circostanza che non è emersa in sede processuale perché il giovane ha sempre sostenuto che i rapporti fossero cominciati quando lui aveva 13 anni.

Ma non solo, la difesa ha anche ribadito la tesi che il ragazzino avesse già dimestichezza col sesso, mentre la loro assistita cercava solo affetto.

Insomma, di sesso alla fine si finisce spesso a parlare più nei tribunali e nei documenti degli avvocati.

 La decisione della corte d'Appello

Argomentazioni che evidentemente non hanno convinto i giudici. Tanto che in sede processuale sono stati anche evidenziati gli aspetti psicologi di tutta questa vicenda.

Su tutti, quello di essere a 14 anni già padre, con ripercussioni su tutta la sfera familiare. Nel frattempo, i genitori del giovane si sono infatti separati.

La donna nel frattempo ha già scontato un anno ai domiciliari ed è seguita da uno psicologo. Durante la sua testimonianza aveva raccontato di essere innamorata davvero di quel ragazzino, ma di non aver usato coercizioni verso di lui.

Messaggi inquietanti

Uno scenario della vicenda cui faceva da contrasto un messaggio dove la donna diceva al ragazzino:

"Se mi lasci, mi uccido"

Senza contare quando l'operatrice sanitaria non nascose la gelosia per l'uscita del ragazzino con una compagna di scuola.

Anche in questa circostanza, secondo quanto emerso erano seguiti messaggi ricattatori dove la donna avrebbe minacciato più volte di suicidarsi se il giovane non avesse assecondato i suoi desideri.

Seguici sui nostri canali